lunedì 24 ottobre 2011

SIAMO IL NOSTRO CORPO ANCHE DAVANTI A UNO SCHERMO

Un mio amico fa un lavoro tutto sommato divertente: è il responsabile del sito di una famosa rivista di musica. Ha 29 anni, ha appena avuto un figlio, vive in affitto con la sua compagna in una casa abbastanza centrale a Milano. Ha un lavoro decente, ma lo pagano poco, tipo 1300 euro al mese (lordi, ricordatevi del bambino). Lavora dalle 9 del mattino alle 7 di sera ininterrottamente davanti ad uno schermo. Alla fine della giornata si dice talmente stravolto da non avere più le forze per fare nulla. Oramai la maggior parte della gente che conosco lavora davanti ad uno schermo. E questa cosa stanca, è molto stancante, sia per la testa (che continua a lavorare anche dopo essersi staccata), sia per gli occhi (radiazioni+informazioni costanti) e sia soprattutto per il corpo (sempre seduto, sempre nella stessa posizione, mai corretta).


Io ho tanti lavori, ma in questo momento non ne ho neanche uno che mi costringe nello stesso posto per più di 5 ore. Economicamente è debilitante e fisicamente è forse più stancante (devo muovermi continuamente, per non parlare che lavoro soprattutto di notte), ma tutto sommato sono contento di fare un po' di fatica fisica durante la giornata. Il corpo ha bisogno di muoversi. Spesso si sente dire o si legge questa frase: "Noi siamo il nostro corpo", il che vorrebbe dire che la nostra mente non è slegata dal corpo, anche se tutto sommato siamo sempre stati abituati a pensarlo. Nel nostro corpo c'è già tutto quello che c'è da sapere per conoscerci. E' come "un tempio", dicono.


L'idea del corpo come tempio è una bella idea. In un tempio si entra in un certo modo, non ci introduci cose che non siano sacre e soprattutto lo si pulisce e lo si tiene degno di essere un tempio. Se nel tempio introduci cose che non sono sacre, chessò, (esempio estremo) degli escrementi, il posto perde parte del suo valore  Quindi per tenere sano e pulito il nostro tempio, cioè il corpo, dovremmo pensare non solo a muoverci di più e a mangiare meglio, ma anche a introdurre solo tipi di informazione che possono esserci utili, che possono farci stare bene, o almeno meglio di come stiamo. Anche il calore e l'affetto degli altri è importante per mantenere sano il nostro corpo. Credo sia importante stare sempre a contatto con gente che ci fa star bene, cercando di capire quando una persona, invece, ci toglie energia.


Insomma, credo sia importante come esercizio cercare ogni giorno di chiedersi quale, tra i nostri comportamenti ci faccia stare bene o ci faccia stare male. Stare seduti davanti ad uno schermo per ore ci può far maturare intellettualmente, ma a rischio di una grave perdita di energia a livello fisico. E alla fine siamo talmente stanchi dopo ore di atrofizzazione del corpo, che alzarci e farlo muovere è per noi il più grande dei sacrifici. Io ho preso l'abitudine di prendermi un'ora al giorno in cui cerco di non fare NIENTE di mentale, cerco di non pensare a niente, ma faccio solo cose fisiche, o esercizi di movimento, o lavori fisici, se devo lavorare.


Siamo quasi tutti diventati dei "technology addicted", e molti di noi campano con i soldi guadagnati grazie alle loro doti informatiche, ma ricordiamoci che la vita VERA è una sola, e che anche il nostro corpo è uno, unico e sacro.


ilmolinari (davanti ad uno schermo..."ma valavurà")

domenica 9 ottobre 2011

Estate e ritorno

Freddo. Era troppo tempo che non se ne sentiva più neanche parlare. Ieri sera improvvisamente sono rispuntate giacche scure, maglioni e cappellini. La gente è andata a casa prima la notte, l'occhio pesto di molti era incorniciato da un bel colorito verde/giallognolo proprio della popolazione Milanese d'inverno. Quel piccolo animaletto che è in me mi ha ricordato quanto sia bello stare al caldo sotto una coperta piuttosto che stare in strada a gozzovigliare. Mi viene sempre un po' di tristezza a pensare che arriva l'inverno. Sia perchè la gente, bisogna dirlo, un po' si intristisce, sembra più stanca e più "rinunciataria"; sia perchè la "bella stagione" è oggettivamente più bella e più colorata (anche se "la brutta stagione" non si è mai sentito).


Quest'estate è passata lenta. L'ho vista scivolare sotto di me, ho visto cambiare i colori della città. Ecco, forse avrei dovuto fare come quelli che fanno una foto al giorno dallo stesso punto e poi te le fanno vedere in sequenza veloce (non credo comunque che lo farò mai). Agosto è stato mortale, quasi  stantìo. Un caldo così non lo sentivo da anni. Andavo ad una media di 8/9 docce al giorno. Le docce più insoddisfacenti dell'anno. Sudavo già dentro la doccia...un cane che si morde la coda. La città era deserta ed era, "tutta mia" come la canzone. Ho fatto conoscenza con persone che d'inverno non avevo notato. Per un po' di giorni mi è sembrato di vivere in un paese. Il barista sotto casa mia ha messo (illegalmente, ma io l'appoggio per questo) un tavolino fuori e per qualche giorno mi sono messo a leggere il giornale in canotta e ciabatte davanti ad un bel cappuccio. Mi sentivo in Sicilia. Mancava solo la granita e il brioscione. Certo l'asfalto (malleabile) della zona Centrale non aiutava.



Agosto è un mese strano per stare a Milano. Ci si rende conto dell'assurdità di questa città. Sembra quasi che davvero sia stata costruita per lavorarci dentro, e non per viverci, come se davvero non esistesse una vera differenza tra vivere e lavorare. E non appena si può non lavorare...scompaiono tutti. TUTTI! Di colpo. Chiudono negozi, bar, ristoranti e locali e tutti gli altri servizi, tutti nello stesso momento e per lo stesso periodo di tempo. Non ci sono neanche più sigarette nè benzina nei distributori 



Una città fantasma, popolata di gente che si riscopre, guarda un po', vogliosa di fermarsi a fare due chiacchiere. Ce la si racconta, si fanno le 6 del mattino a non fare niente. Si cammina in mezzo alla strada, ti senti in un non-luogo ed in un non-tempo. La città è in standby, lucina rossa lampeggiante. Si respira.

Poi di colpo. Senza preavviso. Tornano, TUTTI. Tutti insieme e tutti incazzati neri. Tutti svogliati di tornare a lavorare (= vivere?), tutti con ancora in corpo le serate a guardare le stelle e ad ubriacarsi. Tutti abbronzati, rassodati e vestiti in maniera curiosamente un po' etnica, per far vedere che il posto dove sono stati per tre settimane, in fondo, li ha un po' cambiati (quei vestiti ed accessori finiranno dentro un armadio e non ne usciranno più, a meno di qualche imprevista festa in maschera).

Per tutti questi "moderni Robinson Crusoe" quella città ferma ed ammutolita non è mai esistita. Sono tornati e la città è già veloce ed incazzata. Nessuno ha voglia di correre ed incazzarsi, ma è inevitabile non farlo, e così corrono e s'incazzano...e sbraitano e progettano. Settembre è il mese di preparazione all'inizio dell'inferno. L'1 Ottobre in quanto ad attività, traffico, inquinamento, facce gialle, e "produttività" potrebbe essere equiparabile, che ne so, al 18 Gennaio.



A quelli come me che hanno vissuto la città lenta e "senza tempo" è rimasta però una piccola consapevolezza: non è che la città sia veloce ed incazzata di suo, sono le persone che non hanno voglia di viverla, ma che "ci lavorano" e basta, che la rendono tale. Welcome home guys...("Valavurà!")

Piccoli angoli di "non tempo" comunque rimangono anche d'inverno. Sono ben nascosti e vanno cercati...tra un'incazzatura e l'altra cercherò di trovarli. Ci vediamo lì?

ilmolinari