domenica 9 dicembre 2012

QUELLO CHE SO SUL 21 DICEMBRE 2012

Il 21 dicembre 2012, data tanto ricordata da giornali, riviste di dubbia scientificità, filmini di "scimmiati" new age, film catastrofici e pubblicita’ (quasi tutti piu’o meno se ne burlano, ma intanto tutti ne parlano dandogli sempre piu' importanza) rappresenta, per il calendario Maya, ma anche per altre culture antichissime, la data della fine dell’era attuale, l' era dei pesci, e dell’ inizio di una nuova era astrologica, ovvero l'era dell’acquario.


                                                    L' EVENTO ASTROLOGICO

Secondo il calendario Maya, infatti, il tempo si divide in ere che presuppongono un inizio e una fine e che si ripetono ciclicamente. Il tempo, per i Maya era concepito in termini circolari, e non lineari, come tendiamo a considerarlo oggi. Anche altre culture antiche (gli egizi, i cinesi, gli indiani d'america o gli indiani hindu per esempio) hanno pronosticato cicli temporali ben definiti in maniera molto simile. Facendo riferimento al calendario astrologico, ogni 2150 anni, durante l’equinozio di primavera, il sole passa per un segno differente dello zodiaco. Questo ha qualcosa a che vedere con una lenta roteazione (tipo quando una trottola perde il centro esatto dell’asse) della terra intorno al suo asse: si chiama, precessione, perchè il ciclo della costellazioni va indietro rispetto al normale scorrere di esse nel cielo durante l’anno.  La quantita’ di tempo in cui la precessione della Terra ci impiega per passare attraverso tutti i segni Zodiacali e’approssimatamente di 25765 anni, e questo periodo di tempo è chiamato dai Maya “Il Grande Anno”, a dimostrazione del fatto che essi, insieme ai cinesi e agli egizi, erano coscienti di tutto questo. Noi ci troviamo, quindi, alla fine del "Grande Anno" (abbiamo ultimato tutto il giro) ed il sistema solare, il 21 Dicembre, ritornerà in un punto della galassia da cui era passato l'ultima volta circa 25765 anni fa.(Inizio di del nuovo Grande Anno)

Questa data rappresenta, dunque, un equinozio solare. Facciamo un esempio riferito al nostro pianeta per capire questa questione: durante l'equinozio di primavera (21 marzo per l'emisfero boreale, 21 settembre per quello australe), qui sulla Terra inizia, appunto, la primavera. Ma la primavera non inizia ïstantaneamente scoccata la mezzanotte del 20 marzo: la terra inizia a fiorire gia' prima di quella data, cosi' come le ondate di freddo continuano ancora per un po' prima che arrivi definitivamente il calduccio primaverile che ci fa sorridere quando andiamo in bicicletta e ci fa risalire l'ormone. Anche per questa occasione, si tratta di un equinozio, ma solare: il soggetto, quindi, è il Sole nella sua orbita intorno al centro della galassia (ovviamente questa data coincide con il solstizio della Terra). Date queste premesse, credo sia un po' stupido pensare che da un giorno all'altro succedera' qualcosa di tremendo o che di colpo si noteranno dei cambiamenti radicali a livello planetario, metereologico, sociale, economico o politico.




Quello che abbiamo l'onore di vivere e' il momento preciso del cambio da un'era all'altra, e non penso sia utile spaventarsi o credere in catastrofi naturali, perche' quello che sta accadendo è semplicemente un processo che è già in atto. Infatti tutto quello che "dovrebbe" succedere in realta' sta gia' succedendo, è gia' davanti ai nostri occhi. Questo momento che stiamo vivendo e' un periodo di tempo in cui il nostro sole sta uscendo dal suo inverno ed entra nella sua primavera, e pertanto fiorisce. Diciamo che il sole sta passando dalla notte al giorno, e quindi quello che stiamo per vivere e' una specie di alba. L'inizio della giornata galattica del nostro Sole.


L' EVENTO ASTRONOMICO

Nel concreto: il 21 dicembre Il Sole si sposta in prossimità di una linea ideale (l'eclittica) che corrisponde alla proiezione in cielo del piano in cui giace l'orbita della Terra. In più questa volta, il Sole (da cui dipendiamo per la sua energia elettromagnetica) si allinea con il centro della nostra galassia, la Via Lattea, passando per la "Fenditura del Cigno", una nebulosa che termina ad altezza dell'Equatore Celeste. E' proprio questo allineamento che darà inizio al momento di transizione tra la "notte solare" ed il "giorno solare", la qual cosa implica ovviamente un cambiamento enorme in termini vibrazionali ed elettromagnetici sia a livello solare che, di conseguenza, a livello terrestre. 




POSSIBILI CONSEGUENZE PERCEPIBILI

Ora, noi sappiamo che il nostro cervello, il nostro corpo e tutti i sistemi e le cose che utilizziamo quotidianamente funzionano elettromagneticamente. Dato questo cambio elettromagnetico, il Sole, e quindi la luce solare, si potrebbe alterare in corrispondenza di questa "alba solare". Avete presente quando fate tardi la notte e riuscite ad arrivare fino all'alba e' c'è quel momento bellissimo in cui vedete il sole nascere da dietro il mare o le montagne, o dietro ai palazzi, e sentite un'arietta nuova che non avete sentito per tutta la notte? Vi sentite un po' rigenerati e vi sentite un po' piu' leggeri e sognanti (anche se terribilmente assonnati)? Ecco questo e' un po' quello che sta per succedere al nostro Sole. Il Sole sta per sentire quell'arietta lì: una nuova ondata di energia elettromagnetica. La Terra ha uno "scudo" elettromagnetico che fa capo ai due poli e che dovrebbe scongiurare l'ingresso di questa energia solare "extra". Il problema è che, a quanto pare, a livello di questo "conflitto elettromagnetico" orbitano i satelliti artificiali che permettono le telecomunicazioni.



Quindi, per quanto ne so, l'unica cosa percepibile che potrebbe (e dico potrebbe sperando che non succeda) succedere qua sulla Terra è un cambiamento elettromagnetico, che potrebbe mandare in corto, o comunque influire sui sistemi di comunicazione (internet, telefoni, radio e tutto quello che dipende dai satelliti artificiali) nonchè potrebbe causare a livello fisico dei fastidi, dei giramenti di testa, e anche dei cambiamenti a livello sensoriale e percettivo.

Il problema vero, dunque, è il rischio di "delirio sociale". Magari la gente si spaventa perchè "Cazzo è il 2012, qui mi salta internet e anche la luce ed il micro-onde...cosa devo fare, dove devo andare?", o i più sensibili potrebbero sentirsi un po' strani e chiedersi che cacchio stia succedendo. Il consiglio, se tutto ciò si dovesse verificare, e staremo a vedere, è quello di stare calmi e rimanere esattamente dove si è. Sappiamo bene qual'è l'effetto di una paranoia collettiva in una massa di persone accatastate. Questa, per quanto ne so, è l'unica conseguenza potenzialmente preoccupante.


"OK, OGGI E' il 21....E QUINDI?"



Dipende quindi da ognuno di noi decidere come meglio affrontare questo evento. Le opzioni, a mio modo di vedere, sono tre:

- Vivere questo momento come un passaggio significativo, un momento importante per l'umanità, un'occasione per celebrare qualcosa in comune con tanti altri popoli sulla Terra, ognuno a proprio modo, sentendoci per una volta uniti da qualcosa di unico, per una volta tutti quanti un solo popolo

- Viverlo come una catastrofe imminente e prepararsi con terrore a una qualche sciagura, seguendo le teorie dei più catastrofisti, facendo scorte per i prossimi anni e chiudendosi in bunker anti-atomici alla Ned Flanders

- Viverlo come un giornata qualunque, non facendo assolutamente niente e dimenticando (o meglio rimuovendo) tutto quanto si è detto con un sorrisetto strafottente in stile "Evvedi a credere a ste minghiate quanto tempo si perde?"


COME LO VIVRA' CHI SCRIVE (E stica**i no?)


E' dal 2008 che sento parlare di questa storia, e da allora mi sono informato e ho parlato con tante, tantissime persone diverse. Tra queste persone non ho MAI incontrato qualcuno che avesse paura di una catastrofe (Mi chiedo infatti come mai si sia dato così tanto adito a queste teorie piuttosto che ad altre). I commenti, di solito, andavano dall'indifferenza più totale, alle critiche verso quella visione catastofista; dalle parole di speranza per un vago futuro migliore, alle affermazioni tipo questa:

"Questo che stiamo vivendo è il momento più importante della storia dell'umanità, che ci crediamo o no, sta accadendo proprio adesso, e noi siamo qui adesso per viverlo" (Don Avardhan - Astrologo - Capao - Bahia - BRA)

Io andrò con alcuni amici, fratelli, in un bel posto da dove vedere bene il cielo, e cercherò di fare "come se" quello che sto per vivere fosse veramente il momento più importante della storia dell'umanità. Cercherò di sentire di far parte di questo pianeta e di questo popolo, che in realtà è sempre stato uno solo, nonostante tutto. Insomma cercherò nel mio piccolo di entrare in contatto con tutti quelli che saranno sulla stessa lunghezza d'onda. D'altra parte, cos'ho da perdere se festeggio? E' un evento unico, e io, già che ci sono, sinceramente, non me la sento di perdermelo.



ilmolinari

giovedì 11 ottobre 2012

IL RITORNO E' LA PARTENZA


Il momento piu’ difficile e piu’ forte da sostenere del viaggio è sicuramente il ritorno. Già un viaggio in cui sai che ci sarà un ritorno è un viaggio molto diverso da un viaggio senza biglietto d’aereo “destinazione casa”. Di gente che girava così per il Brasile, senza una meta, senza una casa, senza una fine, ne ho incontrata tanta. Gente anche giovane, ma in giro c’è un po’ di tutto, con quella luce negli occhi, quello sguardo un po’sfottente, che alcuni possono considerare ingenuo, ma che ingenuo non è, e che ti comunica: “sto viaggiando senza un perché, perché questa è la mia casa, il mondo, e perché ho l’età giusta (immaginate un’età qualsiasi, magari la vostra) per iniziare a conoscerlo questo mondo, per capire quali sono i suoi punti deboli, per cavar fuori la vita dagli angoli, e tu che mi guardi sai meglio di me a cosa mi riferisco”. 

Io invece in questo viaggio ero a metà. A metà tra il turista che dice “un mese è abbastanza che non ho tempo” e il viaggiatore vero che dice “il tempo non esiste, è tutto nella nostra testa, e il tempo che impieghi a viaggiare è il vero tempo con l’oro in bocca”. Tre mesi mi sembravano tanti, e sono stati abbastanza, ma non del tutto sufficienti per considerarmi un vero viaggiatore. Perché come dice la canzone “Il viaggiatore viaggia solo, e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perché di mestiere ha scelto il mestiere di vento” (Mercanti di liquore – Il viaggiatore)

Io avevo questa data, il 28 settembre, nella mia testa. Un giorno come tanti altri che però era diventata un qualcosa di vivo, qualcosa che mi parlava e mi diceva”Sto arrivando, preparati, perché quando arriverò sarà l’inizio di tutto un altro viaggio”. Ho capito che la vacanza è vacanza e che il viaggio è viaggio proprio da questa consapevolezza. Quella che ti fa capire che non è che uno parte e diventa improvvisamente viaggiatore. Uno viaggiatore lo è sempre. Anche un uomo o una donna che lavorano in ufficio per 8/9ore al giorno tutti i giorni per anni e anni, tranne quelle misere due “settimanine” di mare o di montagna a Luglio o ad Agosto, in realtà sta intraprendendo un viaggio, anche se probabilmente non se ne rende conto. 

Sarebbe bello che quelli di noi che sentono di stare dentro ad una routine noiosa e trita e ritrita si fermino a pensare a questo ogni tanto. Questo genere di pensiero relativizza i problemi quotidiani di ogni genere. Siamo tutti in un viaggio. A volte questo viaggio assume delle fattezze di vita piatta e vuota, ma a volte il viaggio prende una piega che non ci aspettavamo. Succede qualcosa e siamo chiamati a tirare fuori tutte le nostre risorse per capire che sentiero dobbiamo prendere. Perchè, anche se seguire il sentiero è facile, bisogna rimanere concentrati, che magari poi pensi di aver seguito un percorso battuto e poi ti ritrovi perso nel nulla perchè non ti eri accorto di un bivio, e tornare indietro e ritrovare il sentiero non sempre è facile. (tratto da una storia vera successa in questo viaggio sulle montagne della Chapada Diamantina)

Così dopo essere stato immerso nell’energia e nella natura più sconfinata, dopo essere entrato in contatto con altre dimensioni di questa realtà, grazie al fatto che mi sentivo lontano ed in viaggio, sono tornato nella Grande Città (in questo caso era San Paolo, ma credo che ogni viaggiatore converrà che potrebbe essere qualsiasi “Grande città” del mondo).  Dopo tanta purezza ed emozioni sublimi, dopo vallate infinite piene d’acqua pura e cascate, e dopo aver sentito di essere della stessa sostanza con cui sono fatte tutte le cose, sono rientrato in contatto con la massa delle persone, gli abitanti delle città. 

Quelli che fanno la coda accalcandosi in metropolitana, quelli che non si guardano in faccia se non per giudicare o per insultare, quelli che sono soggetti a tante, troppe influenze (Smartphone, internet, pubblicità, mode varie ed eventuali, sentimenti di possessività, competizione, ruoli sociali, ruoli professionali, rumore di fondo costante, aria irrespirabile, luci al neon, illuminazione notturna…)e che, senza rendersene troppo conto cercano di tirare fuori da questa massa di stimoli il meglio che possono. Cercano di farsi vedere, di spiccare, di farsi o non farsi notare. Teste tra milioni di teste. Uomini tra milioni di uomini che dicono “Ci sono anch’io". Un gruppo di persone di cui, peraltro, io ho sempre fatto parte.


Quando ti ritrovi di nuovo, dopo essere stato da solo davanti all’universo di stelle, anche tu testa tra le teste e ti senti attraversare da milioni di energie diverse, da ondate di sensazioni che non sono le tue, quando ti senti sotto ai riflettori che però illuminano tutti, e nessuno in particolare, qualcosa dentro di te cambia. 

Pensieri che per mesi non ti hanno neanche attraversato l’anticamera del cervello ricominciano tranquilli a circolare: “Chissà cosa sta pensando quello; quello mi ha guardato; ah è uscito il nuovo iphone 5; sono nervoso, perché non mi chiama?; questa cosa proprio non mi piace; che caldo, potrebbe fare più fresco; che traffico; sono già in ritardo; non sto facendo niente; devo muovermi; devo fare; devo comprare; dove ho lasciato le chiavi; non ho più tempo…”.

Proprio in quel momento, nella metropolitana affollaissima di San Paolo, ho capito che l’altro viaggio era iniziato. Per rendermene conto ho dovuto fare un viaggio di tre mesi. Probabilmente questa consapevolezza così chiara rientrerà a far parte del mio inconscio e ricomincerò a preoccuparmi di problemi che in quel momento mi sembreranno importanti, ma in quel momento, da solo e con addosso il mio zaino gigante e le ciabatte, tra le macchine della Grande Città, ho capito che quello di cui ho bisogno, e di cui credo abbiamo bisogno tutti, in questa vita è ben altro. 

Certo, l’autorealizzazione è importante, e non dobbiamo trascurare l’importanza dell’essere equilibrati negli aspetti della vita quotidiana (Amore, Lavoro, Famiglia…in pratica le voci dell’oroscopo.),  ma se continueremo ad essere scollegati, come di fatto siamo, dal ritmo dettato dalle leggi del nostro pianeta, e dell’universo, se continueremo a non preoccuparci della nostra connessione diretta (e non mediata) con il nostro pianeta e con tutti gli esseri viventi intorno a noi, se non ci preoccuperemo di capire che noi siamo qui per una ragione e che siamo qui adesso con questo corpo e non con un altro, con questa faccia, queste mani, e non con altre, milioni e milioni di eventi che hanno portato ad essere esattamente come siamo, adesso, 

(quello spermatozoo tra milioni e non un altro, quell’assemblaggio di milioni e milioni di cellule per formare proprio quell’essere e non un altro, proprio quella storia e quell’esprienza e non un’altra, proprio quelle relazioni, proprio quei cambiamenti, proprio quella vita e non un’altra…) 

continueremo a pensare di essere soli nel’universo, soli in questo pianeta, e a vedere la Terra un pianeta solo tra i pianeti, testa tra le teste, sul quale noi abitiamo per caso, per una qualche coincidenza fortuita.
E vi assicuro cari miei, con tutto il bene che vi voglio e con tutto l’amore che ho nello scriverlo:

non è così.

E’ stato un viaggio meraviglioso ed è stato bellissimo poterlo condividerlo in parte con voi. 

Io sono tornato a casa,
arrivato a Milano, a Cadorna, di domenica mattina sono riuscito a guardarla con occhi diversi. Mi sono piaciuti i palazzi antichi del centro, la relativa calma e ordine delle sue strade (rispetto alle Grandi Città come San Paolo o New York è tutta un’altra storia). Ho pensato che quella che ho sempre visto come una città affollata e caotica è sotto altri punti di vista una cittadina abbastanza contenuta, con una storia molto antica e con tanta, tanta energia buona.

Quindi mi sono incamminato verso casa, ho respirato l’aria della domenica, ho chiuso gli occhi e mi sono visto di nuovo qui sulla mia barchetta. Ho guardato la mappa e ho impostato la rotta.
Ci vediamo in porto, o forse meglio in mezzo all’oceano infinito.

Buon vento


venerdì 24 agosto 2012

BAHIA: UN OCEANO DI LUCE DENTRO ALL'INFERNO

Immaginatevi di tagliare in due il brasile a bordo di un autobus e immaginatevi di dover stare sul suddetto autobus per 24 ore.  Immaginatevi anche di essere in una condizione fisica strana: la condizione di uno che non riesce a dormire piu' di due ore perche' quello che vede fuori dal finestrino e' il fast forward di un documentario della National Geographic. Beh ecco quello che mi e' successo. Zone desertiche, cactus giganti, paesini abitati da persone che vivono come in un altro mondo, chilometri e chilometri di foresta, canyon verdi pieni d'acqua. E ancora cittadine, paesini, palme e vallate immense con solo qualche vacca o qualche cavallo selvatico. Un viaggio meraviglioso e la sensazione che qualsiasi occhiata io stessi perdendo da quel finestrino, era un'immagine incredibile persa. Difficile addormentarsi.

Salvador (nessuno qua la chiama Salvador do Bahia, e non si sa perche' noi la chiamiamo cosi', comunque Salvador e' la citta' e Bahia e' lo stato) mi ha accolto in un buio pomeriggio piovoso. Dopo i racconti ed i commenti preoccupati di tutti (<<Stai attento,  mi hanno scavallato 5 volte in una settimana>>, <<E' pieno di drogati che non ci mettono niente a spararti per avere due soldi>> etc. etc.) pensavo di arrivare dritto all'inferno. Con quella pioggia poi... Fortuna che ad aspettarmi c'era Joao, un taxista buono e corpulento, che sarebbe stata la mia guida per questi giorni. Non sapevo quanto mi sarei fermato, ma certo non immaginavo che sarebbe stato il posto piu' importante del mio viaggio.

Gia' perche' proprio quel posto che ad una prima occhiata e' una citta' bizzarra e piena di brutta gente, e' in realta' la citta' con piu' energia che abbia mai visitato. Non staro' qui a fare una disamina delle bellezze del posto, ma spero vi basti immaginare che praticamente tutto quello che sapete sul Brasile (a parte il <<fucibol>> e le fighe in bikini) e'  qualcosa che proviene da Bahia. La capoeira, le batucadas (gruppi di percussionisti), tutti i vari strumenti, soprattutto percussioni, che avete sentito suonare magari a una qualche festa dell'Unita' (pardon Festa Democratica)... E poi ancora quelle belle immagini di una bellissima donna di colore che si affaccia ad una finestra colorata. E poi spiagge piene di gente e tanta, tanta tantissima musica.

Tutto questo e' Salvador. Ma io non sono venuto qui per imparare a ballare capoeira o per imparare a suonare qualche strumento come fa la maggior parte delle persone che passa da qui, ma per entrare un po' nella realta' del candomble', il culto  afrobrasiliano che ha una storia vecchia quanto il mondo ed e' molto, molto influente sulla vita delle persone di Bahia, e non solo.

Grazie a varie coincidenze ho conosciuto Mae V., una Mae do Santo, la piu' alta carica nel candomble'. E' una <<Big Mama>> con gli occhi profondi come il cielo, uno sguardo benevolo, una pazienza infinita e una forza incredibile. Questa donna vive nel mezzo di una favela (quartiere di San Marcus) a mezz'ora di macchina dal centro di Salvador (che per la croncaca si chiama Pelourinho). Ha una comunita' di donne che aiuta indistintamente chiunque si presenti alla sua porta. Adesso ha anche una scuola ed insegna a 40 bambini tutti figli di genitori tossicodipendenti. Lei non si ferma mai, non fa mai vacanza, si alza alle 6 e va a letto alle 10. Ogni giorno nella sua comunita' c'e' da mangiare per tutti. E la vedi li', cosi', ci parli e ti sembra una signora, una <<sciura>> come potrebbe essere la vostra vicina di casa, in pantofole e vestito a fiorellini.
Una come lei per me e' una vera VIP del mondo. Una donna straordinaria. Ringrazio il cielo di averla incontrata.

Da bambina, dai 3 ai 18 anni, Mae V. ha avuto una malattia rara alla pelle, nessuno le si avvicinava ed era sempre da sola. Quando si e' avvicinata al Candomble' ha cominciato a stare bene. Proprio quando e' guarita e' stata chiamata a lavorare per il Candomble', e ad aiutare gli altri. E da li' non si e' piu' fermata. Una vera santa.

Cosi' ancora una volta questo viaggio mi ha sorpreso e mi ha fatto capire dove poter trovare la luce anche nei posti dove droga, poverta' e violenza sono l'ordine del giorno. Forse, come dicevo nel primo post del viaggio (vedi http://laprovadellesistenzadiquesto.blogspot.com.br/2012/07/sulla-barca-che-non-si-ferma-mai.html) sto cominciando a capire la mia barca in che direzione stia andando.

ilmolinari


giovedì 16 agosto 2012

UN FINESETTIMANA QUASI ANOMALO

Per la prima volta dopo un mese e mezzo di viaggio sono stato male, ma male male male (cit. Abatantuono).
Non so cosa ho mangiato ne' so quando sia cominciato, ma per due giorni sono stato tra la tenda e il primo bagno disponibile. E' da mettere in conto quando si viaggia, credo. Comunque Pirenopolis era carina, una cittadina ben tenuta, in mezzo ad un paesaggio da sogno, vicina a tante cascate e sede di un festival gastronomico (a cui come potrete immaginare non ho partecipato).

La cosa particolare, pero', di questi ultimi giorni erano i miei compagni di viaggio, o meglio, le mie compagne.
Che situazione: io in casa con 7 ragazze <<sessualmente orientate>> (a.k.a. lesbiche).
<<Il sogno di ogni uomo>> direte voi. Beh ricordatevi lo stato in cui ero io, e immaginatevi gli usi ed i costumi di un branco di donne <<sessualmente orientate>>. Bevevano birra e fumavano fin dal mattino. Facevano discorsi da Bar sport, guardavano i culi delle ragazze e commentavano in una maniera che neanche il piu' viscido dei vari Sergio Vastano che incontriamo ogni giorno per strada in Italia le poteva battere. Verso le 2 del pomeriggio erano gia' belle svarionate a prendere il sole e limonare tra loro.

<<Il sogno di ogni uomo>> continuerete voi. Beh ricordatevi che di solito una coppia lesbo e' composta da una donna piu' <<femminea>> (ma dove mortacci sono le virgolette sulla tastiera brasiliana) ed una di solito piu' mascolina. Insomma e' stata un' esperienza strana. Comunque nonostante il mio sesso e nonostante la mia eterosessualita' sono stato accolto bene. Alla fine ero consapevole di essere in una situazione in cui raramente un uomo si ritrova, e quindi mi sono divertito a esplorare questo mondo.

Dopo questo weekendino felice tra cascate, mal di stomachi, e limoni saffici, sono tornato a Brasilia. Sapevo che sarei dovuto andare via. La mia prossima destinazione non l'avrei scoperta fino al giorno successivo, quando mi sono imbarcato per un viaggio in autobus di 24 ore. Ma questa e' un' altra storia.

ilmolinari

giovedì 9 agosto 2012

UN PO´ DI EMOZIONI

Fare stare in un solo post le sensazioni di un mese e´difficile.

Vorrei pero´farvi capire in che razza di viaggio io mi sia imbarcato.

Da Sao Paulo ho preso un autobus per Pires do Rio, volevo visitare la cittadina spiritista di Palmelo. Alla fine dopo varie avventure ci sono riuscito. Ho partecipato a tanti rituali di cura. Gente da tutto il Brasile arriva in questo paesino (ci sono ancora i carretti trainati dai cavalli) per essere curata. Lo spiritismo e´una religione molto forte qui, ed e´anche molto dogmatica. La cosa interessante per uno che sta studiando per diventare psicoterapeuta come me, e´che lavorano molto con il corpo energetico e hanno dei risultati stupefacenti anche dal punto di vista medico. Questo non vuol dire che vi sto dicendo di venire qui ad essere curati, anche perche´una cosa che ho capito e´che per essere curati davvero, in qualsiasi forma di terapia e´necessario crederci al 100% (a.k.a. avere fede)

Dopo Palmelo sono finito a Goiania, sono stato ospitato da un tipo simpatico grazie al Couch Surfing. Goiania e´una citta´ bruttina, pero´ha dei cieli incredibili ed e´piena di bella gente. 

Grazie ad un mio amico di Barcelona sono riuscito ad avere un passaggio ad Alto Paraiso, o meglio a Sao Jorge,   giusto in tempo per l´inizio del festival <<Encontro de culturas tradicionais ~ Chapada dos Veadeiros>>. Questa cittadina fatta di strade di terra e tanti, tantissimi fricchettoni, e´per una settimana nucleo di incontro di varie tribu´  indigene di varie parti del Brasile. 

Sempre per varie coincidenze sono finito a campeggiare proprio nel posto dove campeggiavano i vari Indios, per 4 giorni mi sono sentito un po´Indio anch´io. Immaginatevi svegliarvi e andare al fuoco centrale con le donne ed i Bambini che di solito vivono in mezzo all´Amazzonia...

La Chapada dos Veadeiros e´un posto paradisiaco, una valle piena di acqua pura e di cascate. Molti Brasiliani vengono qui per le vacanze (ma non in maniera ossessiva come potremmo fare noi italiani, il posto e´pulito e preservato)

Io e un bel gruppo di persone stavamo accampati li´con gli indio, in questa piana di fianco al Rio da Lua. Le giornate scivolavano leggere tra bagni nel fiume, danze intorno al fuoco e cibi sani e nutrienti cucinati tutti insieme tra fuochi e pietrone.

Mi e´piaciuto tanto vivere in comunita´con queste persone e cucinare insieme, e cantare e ballare in mezzo a questa natura meravigliosa, ho capito quanto abbiamo disimparato a condividere con gli altri quello che abbiamo e quanto dovremmo ricominciare a farlo, con i tempi che corrono.

Quando e´finito il festival, e Sao Jorge si e´svuotata, abbiamo pianificato di andare a campeggiare proprio sotto una delle cascate piu´belle del posto, ovvero le Cachoeiras dos Couros. Visto che siamo andati li´con una trentina di persone non é stato per niente facile trasportare tutti, anche perche´queste cascate sono ben nascoste, e distano circa 40 km dalla strada. 

Alla fine ce l´abbiamo fatta e siamo riusciti a passare 5 giorni nel paradiso terrestre. 

Le cascate erano varie, e alla fine l´acqua cadeva in un canyon di circa 50 metri (quando l´ho visto sono rimasto senza fiato), una specie di grand canyon americano, il ventre della madre terra. 
Ho fatto un salto di 15 metri dentro ad una cascata, e cantato tanto intorno al fuoco. E´stato bellissimo stare con cosi´tanta bella gente in un posto cosi´bello..

Dopo 3 giorni ho colto l´attimo e sono riuscito ad avere un passaggio per Brasilia. prima pero´ con 3 amici ci siamo fermati in un altro posto meraviglioso. Una specie di laghetto piccolissimo in mezzo al bosco con l´acqua calda e azzurra azzurra quasi blu come non l´avevo mai vista.

E adesso sono qui, a Brasilia, dopo 3 giorni di viaggio. Gia´ perche´ tornato verso Brasilia sono andato da solo fino a Parauna, a 4 ore da Goiania per visitare un centro di Psicoterapia Transpersonale stupendo (Serra da Portaria si chiama). Un altro posto incredibile, dove c´e´questo pietrone gigante tipo Ayers Rock (Australia) Pare che sulla sua cima di questa <<Serra>> ci sia un portale dimensionale, ovvero una specie di stargate per un´altra dimensione...

Ho vissuto per un giorno con l´uomo che tiene la manutenzione del centro, un contadino molto old style, e la sua famiglia. L´ho aiutato a curare una mucca, a mungere, a bagnare il prato e lui mi ha accompagnato a vedere questa muraglia misteriosa. Una muraglia in mezzo al deserto costruita con pietre che non provengono da quella zona, non si sa quando, non si sa da chi e non si sa perche´... Solo un uomo ha analizzato un pezzo di quelle pietre e pare contengano grasso di Balena (il mare e´molto molto lontano). Probabilmente la´una volta (quando?) c´era il mare...ho pensato ad Atlantide, ma non posso esserne sicuro. Probabilmente rimarra´un mistero. 

Dopo la sfacchinata alla Serra sono tornato a Brasilia, dove una mia amica mi ha trovato un´appartamento sfitto completamente vuoto (ma c´é gas, luce e acqua calda). Mi sto un po´riposando dopo questa overdose di stimoli. 

Ieri pero´sono finito nella Vale do Amanhecer.. Un posto assurdo! E´un quartere di brasilia abbastanza difficile da raggiungere, che e´stato fondato da una medium nel 69 incaricata da non so quali spiriti di creare un tempio proprio in quel punto. Cose davvero matte, sembrava di entrare in un film tipo Star Wars quando c´é Jabba de Hutt o altri film tipo Nirvana. Difficile da spiegare. Tanti santi, tante cose, simboli, spiriti, energie, colori, vestiti assurdi. Il tutto pieno di incenso e luci al neon. Un posto pazzesco.

Ora rimarro´qui fino a domani. Il week end lo passero´a Pirenopolis, per poi andare verso Brasilia. Non so se siete riusciti a starmi dietro in questo resoconto molto limitato. Spero di essere riuscito a comunicare almeno un po´ la quantita´incredibile di energia che mi sta attraversando. 

Vi bacio e abbraccio tutti. 
A presto!









giovedì 12 luglio 2012

"Guardala lì...Ipanema"

La prima cosa che mi ha colpito di questo posto è che in macchina vanno tutti come dei pazzi, e come noi si strombazzano con il clacson a vicenda, ma per dire all'altro di passare. Nessuno ha fretta in realtà, nessuno vuole passare prima dell'altro. Tutti si dicono di passare, anzi, a volte se l'altro non passa questo li fa innervosire...è un po' diversa come cosa, no?

Neanche ho fatto in tempo a mettere piede a Sao Paulo che ero già su un aereo per Rio de Janeiro. La caratteristica di qui è che c'è una filosofia "zero sbattimenti" mica da ridere. Ai controlli raggi x dell'aeroporto dove gli aerei decollano ed atterrano ad un passo dai palazzi, c'è un signore anzianotto che ti porge la vaschetta dove metterai il metallo che hai in tasca. Ci sono quattro vaschette in tutto piccole e sporche dove si mettono gli oggetti metallii di più persone. Nessuno ti dice niente. Tutto molto sciallo.

L'atterraggio a Rio (al tramonto) è spettacolare, voli proprio sopra "a laguna" e ti vedi dall'alto "IL" lungomare per eccellenza.


Poi taxi per un'ora e mezza. Traffico traffico, moto che guizzano tra le macchine che neanche i pazzi che fanno canyoning. Alcune moto hanno una specie di antenna affilata attaccato al manubrio. Serve ad evitare "che al motociclista venga tagliata la testa dai fili degli aquiloni che i bambini hanno impeciato con la polvere di vetro per tagliare le corde degli aquiloni avversari: è un problema gravissimo in Brasile". Vorrei poter scrivere qualche commento a riguardo ma non ci riesco...troppo surreale (ma purtroppo verissimo!)

L'emozione più grande sicuramente è vedere per la prima volta una delle favelas dal basso, di notte: sembra un alveare gigante (e favela vuol dire proprio alveare). E' pazzesco pensare come là dentro sia un mondo a parte pieno zeppo di uomini, donne, bambini, con le proprie regole, con le proprie leggi, con i propri capi e con le proprie storie, che è una silenziosa montagna di case accatastate le une sulle altre, pulsante di vita, ma silenziosa ed inquietante.


Alcune favelas, come Vidigal ad esempio, sono state "pacificadas" che vuol dire che la polizia è entrata a forza e hanno installato una centrale esattamente nel mezzo in maniera da poter controllare la situazione e fermare la criminalità. Stanno aprendo anche locali dove la gente possa andare proprio in mezzo alla favela (non turisti). Per arrivare fin lassù ci sono dei tipi in moto che ti portano su per la favela. Li paghi ti metti il casco e vai con loro su questa strada ripidissima. Si sale almeno 400 metri e poi ti lasciano lì nel bel mezzo dell'alveare. Ci sono anche dei pulmini VW anni 60 distrutti pieni zeppi e che "scannano come delle madonne".

Il "locale" era una terrazza bella grossa con musica Dub (o "Dubi" come si dice qui) e Reggae, tanta gente presa bene, un bancone distrutto con un tipo abbastanza grosso che con tutta la calma del mondo faceva cahipirinha per tutti (ci metteva circa 10 minuti a farne una). Da là si vedeva tutta la spiaggia di Ipanema dall'alto. Uno spettacolo...non credevo che già alla prima serata avrei potuto vedere uno spettacolo del genere. Musica fino all'alba. Gente presa bene. Io e il mio gruppetto di amici, ovviamente, presi da dio.


L'alba su Ipanema con sotto la musica è stata ovviamente incredibile. Ci siamo immaginati quanto sarà bello tra qualche anno dirsi "Ti ricordi quella volta...a Ipanema?" in stile Abatantuono. ("Li vedi quei pini?")



ilmolinari




lunedì 9 luglio 2012

Gettin' ready

Dopo 17 ore e mezza di aereo, 8 ore di sonno (totali) e 2 aerei ed un viaggio di un'ora e mezza in taxi, sono finalmente arrivato nel cuore di Sao Paulo. Era da tanto che non prendevo un'aereo transoceanico: l'ultima volta di film ce n'era solo uno, e se non lo volevi vedere erano 'azzi tuoi. Ora c'e' un "aiped" per sedile con milioni e milioni di film. Ho optato per "Quasi Amici" e per "Magnifica Presenza" (bella Elio)
A Sao Paulo fa straordinariamente caldo: 25 gradi e clima primaverile perfetto, ma tanto nel giro di poche ore saro' gia' a Rio de Janeiro. FICA TRANQUILO!


ilmolinari

SULLA BARCA CHE NON SI FERMA MAI


Questo blog esiste perche' volevo cercare di condividere, per quanto potessi, i momenti piu' belli e significativi della mia vita. In questi mesi non ho sentito cosi' forte l'esigenza di condividere quello che mi capitava: sia perche' ho capito che se ne puo' fare anche a meno, sia perche' ci sono momenti che sono belli perche' condivisi con le persone giuste e basta. Da gennaio, dalla festa di Radio Deejay, dal mio trasferimento in un'altra casa e dall'inizio del lavoro a Ostello Bello, e' iniziato il mio nuovo viaggio di transizione. Le cose sono cambiate, io sono cambiato: non che mi senta particolarmente diverso, ma e' come se d'un tratto qualcosa mi abbia suggerito di incominciare a capire quali siano le poche cose per cui valga la pena vivere.



Mi piace pensare che noi in questa vita siamo come un uomo su una barca nell'oceano. La barca va da sola, non si ferma mai, e l'uomo sulla barca puo' guardarsi intorno per vedere com'e' il mare, per vedere gli altri sulle altre barche, per scrutare l'orizzonte o per vedere che scia faccia la sua barca. Ma se a quell'uomo importa qualcosa di dove quella barca stia andando, deve fermarsi ed osservarsi. Solo cosi' puo' accorgersi che in realta' e' lui che ha il timone in mano, e che quella barca, che non si ferma mai, e che e' l'unica che c'e' per lui, deve imparare a condurla, in qualche modo.

Dopo che la mia barca ha mollato gli ormeggi, e dopo qualche tempo in cui mi sono destreggiato al timone ho passato un po' dei miei giorni a lasciare che mi portasse dove voleva portarmi, mentre io facevo le scorte, scrutavo le mappe, valutavo in quali acque navigare. Ora e' arrivato il momento di riprendere in mano il timone. Non credo di aver piu' tempo per "gigioneggiare" in giro per il ponte.




Piano piano ho capito che tutto quello che ho fatto, tutto quello che mi e' capitato fino ad adesso, c'entra con la rotta della mia barca: fa tutto parte di un grande progetto, di un percorso che va in una direzione ben precisa. Tutto sta nel capire come fare a mantenere saldo il comando quando il mare si fara' piu' agitato. 

Mi sono detto che per riprendere in mano il timone dovevo partire, e quindi sono partito davvero. Staro' via un po' di tempo: non troppo, ne' troppo poco. Se avrete voglia di capire dove mi trovi in questo momento continuate a seguire questo blog. Avro' bisogno anche di voi. Andro' in cerca di uomini straordinari e cerchero' di prendere da questo viaggio tutto quello che potro' prendere.

Sara' un lungo viaggio, ed e' appena cominciato.



ilmolinari


martedì 31 gennaio 2012

GRANDE DA 30 ANNI

Oggi è l'ultimo giorno dei "giorni della merla", ed in quanto tale è una giornata grigia e fredda. Non sono tanto socievole. E' normale, tutto sommato in questi giorni chiudersi un po', stare un po' in letargo, nella propria tana, aspettando che arrivi il caldo. Non fare cose troppo impegnative e guardarsi dentro. Beh si dà il caso che proprio oggi ci sia probabilmente la festa più grande e più aspettata da quando è iniziato il periodo della "condivisione" della propria vita privata (si può dire che è qualcosa che segna un "prima" e un "dopo" no?). Quindi per forza di cose, piumone e ciabatte devono rimanere a casa.


Ho movimentato un sacco di donne (la mamma, la signora della tintoria, la mamma di un mio amico che fa la sarta, varie amiche e colleghe per consigli vari) sulla questione abito. Opterò per un smoking. Ho ritirato fuori quello di mio nonno. Incredibile che un abito possa ancora essere in ordine e attuale dopo 3 generazioni. Mi chiedo in che occasioni mio nonno l'abbia indossato. Mi chiedo come si sentisse quando lo indossava. E' uno di quegli abiti che ti imposta automaticamente nel momento in cui lo metti. E' come se automaticamente  ti si infilasse una sigaretta in bocca  mentre ti allacci l'ultimo bottone della camicia. Ti senti James Bond, un fico da paura. Beh anche mio nonno era un "bel om..."


Il momento più bello quando arriva un avvenimento importante come una festa o un appuntamento con la donna della tua vita è la preparazione. Non tanto quella "apparente", cioè quella dell'abito, ma quella emotiva, quella delle sensazioni. Cominci ad immaginarti le situazioni, i personaggi, gli eventi. Tutto diventa molto surreale. Ti aspetti grandi cose, e ti tieni stretta quella sensazione di un grande sballo che sta per arrivare. Poi ti dici che forse è meglio non aspettarsi niente, non viaggiare troppo nel tempo, che sennò poi tutto si rovina o si svaluta, e poi magari è tutto un pacco...ma no dai.


Eppensare che io questa radio la conosco da quando c'ho 6 anni, e adesso sono qui a 27 a festeggiare per i 30 anni. Eppensare che sarò in mezzo a gente che conosco perchè li vedevo in tv o li ascoltavo alla radio quando ero piccolo e adesso ci sono dentro anch'io. Eppensareppensareeppensare oh caz...sarà meglio che mi vado a preparare...

ilmolinari.