mercoledì 20 aprile 2011

LA SEMPLICITA' DEL CONTATTO AUTENTICO

In queste settimane sono rimasto un po' sconnesso dalla rete. Devo dire che quest'ansia di rimanere "collegati" a tutti costi da un lato mi incuriosisce e dall'altra mi spaventa. Non perchè sia contro al fatto di condividere con gli altri i tuoi pensieri e i tuoi contenuti, anzi, più c'è condivisione meglio è. Mi spaventa il fatto che privilegiando la comunicazione "di contenuto breve e scritto" si vada lentamente a perdere la spontaneità del contatto "vero e proprio". Quando si parla di qualcosa, ma anche quando si scrive di qualcosa in maniera più o meno ragionata, consapevole e sostanziosa, ci sono, oltre ai contenuti del messaggio, l'inflessione della voce, il tono, la decisione e la maniera con cui uno comunica qualcosa, e tutta una serie di stimoli che si vanno a perdere nella comunicazione "postata" o "twittata". Nel contatto tra due persone ci sono poi la maniera con cui uno ti guarda, la maniera con cui uno ti ascolta, quanto ti guarda negli occhi, quanto sa reggere il tuo sguardo, quanto ti senti accolto e quanto con quella persona si può andare più in profondità nei discorsi per non fermarsi al "Comestaibeneetuu?" o al "Tuttobeneee?". Tutte queste caratteristiche fanno parte della personalità di ognuno e, credo,  vanno coltivate e affinate internamente e vanno conosciute ed esplorate negli altri, soprattutto se si vuole diventare dei bravi comunicatori. In queste ultime tre settimane ho viaggiato tanto e ho riscoperto il sapore dello stare a contatto con le persone a cui voglio davvero bene e con cui c'è una comunicazione vera, spontanea, affettiva ed autentica. Queste persone mi hanno fatto riscoprire la semplicità dello stare insieme senza dirsi niente, del sapere di essere accettati senza giudizio, senza critica, senza la necessità di dover dimostrare qualcosa. Semplicemente essere sè stessi, una cosa che sta diventando sempre più difficile. Ho riscoperto il piacere di conoscere nuove persone senza fare niente perchè queste si leghino a me. La semplicità dello stare insieme IN QUEL MOMENTO, del guardarsi negli occhi, del sapere che tra di noi c'è qualcosa che va aldilà delle parole. Ho cercato di privilegiare questo tipo di esperienze. Tornato a Milano ho trovato più difficoltà nel trovare contatto autentico. Ho perlopiù visto gente che non riesce a stare attenta a quello che ci si sta dicendo perchè tutta intenta a stare dietro ai messaggi del proprio iphone. E certo stare dietro a tutti questi messaggi è un vero e proprio lavoro e porta via un sacco di tempo, di energia e di concentrazione! Attraverso i social network si può trovare tanto affetto e riconoscimento, cose che fanno sicuramente piacere, ma che non potranno mai sostituire il piacere ed il calore che si prova quando stai avendo uno scambio di energie con la persona che ti sta guardando in faccia o che sta ascoltando la tua voce. Durante il fine settimana parliamo con molti ascoltatori, e con alcuni, credo, siamo riusciti ad instaurare questo tipo di rapporto, questa piccola confidenza. Spero di poterne sentire ancora tanti altri e di poter creare con loro questo collegamento, questo contatto sottile. E' questo l'appello che mi viene di fare: ragazzi non lasciamo che lo stare "connessi" ci faccia chiudere ancora di più di quanto già siamo. A questa provocazione potreste rispondermi:"Andrea, ma noi non siamo chiusi". Vi rispondo: provate a farvi toccare la faccia o anche solo a farvi guardare negli occhi per più di 5 minuti da qualcuno di cui vi fidate, ma che non conoscete tanto, e cercate di capire quanto riuscite a lasciarvi andare al contatto. L'unica vera realtà è quella che viviamo attraverso i nostri sensi, se abbiamo 500.000 amici su facebook, ma siamo soli, è ora di scollarsi da quello schermo e di ricominciare a scoprire la meraviglia della vera realtà.

3 commenti:

  1. "...aveva 74 amici su facebook ma nemmeno uno con cui potersi bere una birra..."

    Jonathan Coe - La vita di Maxwell Sim

    ciao da Tenebrae

    RispondiElimina