sabato 4 giugno 2011

SENTIRSI VIVI IN CITTA'

Ora che tutto si è fermato, almeno per due giorni, per il ponte del 2 giugno, vorrei tornare indietro per poter rivivere tutto quello che mi è successo proprio qui a Milano in quest'ultimo mese. Tenete conto che sono tornato a Milano ad Agosto dell'anno scorso, dopo 4 anni fuori dalla mia città. Mai avrei pensato di tornare, e mai avrei pensato che, una volta tornato, potessi trovare finalmente un buon equilibrio, un buon modo di vivere la città.

Vivere bene Milano è difficile, e questo è sotto gli occhi di tutti: la gente non è "tanto affabile", ed in generale poco propensa al contatto. I milanesi sono dei timidoni, e sono anche molto riservati: si nascondono dietro i "Ciaocomestaibenetuu? Matucosafainellavita? Guardanostaseranonpossochedomanimialzopresto; Maiotihogiàvistodaqualchepartemanonmiricordodove"eccetra.. Questa timidezza è vista dagli altri un po' come se i milanesi se la menassero un po', e questo complica le cose. In più se fai una vita un po' "sottosopra", come quella che sto facendo io (lavoro quando gli altri sono in ferie e generalmente vivo più di notte che di giorno), è difficile trovare qualcuno che sia simile a te.

La città ha un certo ritmo: alle 5 gli uccellini cominciano a cantare; alle 6 si svegliano le macchine; dalle 7 alle 10 la gente si odia per le strade, dall'1 alle 2/2.30 pausa pranzo (quanti panini e piadine si consumeranno al giorno?); dalle 17.30 alle 20 la gente si continua stancamente ad odiare per le strade, alle 23.30 la maggior parte delle persone sono in branda o davanti allo schermo. Se tu vivi fuori da questo ritmo, e cerchi di seguire il tuo, a volte si presenta un particolare tipo di ansia: l'ansia del "non sto facendo niente", o del "non sono al passo con gli altri", che ti fa sentire solo ed incompreso. Ho sempre pensato (e da un certo punto di vista lo penso ancora) che le persone vivessero come delle macchine questa routine fatta di casa, trasporti e posto di lavoro, e ho sempre cercato di chiamarmi fuori da tutto ciò, ma per farlo c'è bisogno di un certo equilibrio interiore e di un certo rigore.

Prima di tutto non bisogna farsi influenzare dal vortice ansiogeno della città, c'è bisogno di rimanere ancorati al presente, ai fatti che ti si presentano davanti agli occhi, cercando di non andare troppo in là con la mente, o di non farsi trascinare troppo dalle ondate emotive proprie o degli altri ("Anche questo passerà").
Secondo: bisogna prendersi almeno mezz'ora/un'ora al giorno in cui si cerca di non pensare a niente, in cui
l'unico oggetto della nostra attenzione dev'essere il nostro corpo: come sta, come si muove, come respira, se prova dolore da qualche parte, se è contratto in alcuni punti, se ha mangiato bene o male, insomma, se funziona bene. Terzo: abbiamo necessariamente bisogno di contatto; di amici con cui avere delle relazioni autentiche, intime, amorevoli, che ti supportino, che ti ascoltino e che ti facciano capire quanto tu sei importante in quel momento per loro.

Nell'ultimo mese, però, Milano mi ha sopreso. Sono stato a concerti meravigliosi, pieni di migliaia di persone che cantavano a squarciagola; mi sono trovato in posti bellissimi, di notte, posti pieni dell'anima della città, da solo o in compagnia di un gruppo di pazzi pronti a tutto pur di ricavare dei momenti di vita vera dalla solita routine (una volta siamo saliti su una gru, di notte!); ho incontrato non solo persone, ma interi gruppi di persone che hanno voglia di vivere la città non come posto in cui si lavora e basta, ma come luogo in cui si vive, luogo in cui ogni momento è un momento particolare, che va vissuto in una maniera particolare, e non pensando a cosa succederà dopo; mi sono emozionato a vedere piazze stracolme di persone prese da dio, a festeggare un possibile cambiamento di mentalità della città (donne, uomini, ragazzi, vecchi e bambini tutti in piazza del Duomo ad urlare...incredibile!). La città non è così stanca e monotona come pensavo, o come la vedevo. Certo, magari è un po' isterica, un po' nervosa e molto lunatica, ma quando ha da farsi sentire si fa sentire eccome!

E il valore più grande di questa città, come al solito, sono le persone. Persone che sembravano essersi nascoste per 20 anni dentro il loro piccolo mondo fatto di famiglia, studio, lavoro, soldi e aperitivi con i soliti amici del liceo, improvvisamente risorgono e manifestano tutta la loro voglia di parlare, di conoscersi, di dire la propria, di ballare, di suonare, di festeggiare, di abbracciare, di esprimersi, di farsi vedere.


Non so se sono io che ho cambiato "colore delle lenti degli occhiali" attraverso i quali guardavo questa città, ma sembra proprio che Milano stia cambiando. Una quantità immane di energia che fino a poco tempo fa era stantìa, ferma, ha ricominciato a girare vorticosamente. Si sente un'aria diversa, vento di cambiamento, e questo non credo sia collegato solamente al risultato politico di queste ultime elezioni amministrative. Quest'aria di cambiamento e di rinascita si avverte in tutto il mondo. In alcuni posti l'energia era già ferma da troppo tempo, e la sua esplosione è stata più brutale. In altri il cambiamento sta arrivando piano piano, sotto diverse forme.

Forse sono un idealista oppure mi sono montato un po' troppo la testa, e vedo solo quello che mi conviene vedere, ma penso che stiamo assistendo ad un momento storico, epocale, un cambiamento di era che qualcuno aveva già annunciato e che stavamo aspettando da tanto.

4 commenti:

  1. lunedì sera, la notizia era fresca, così come il clima.
    Le biciclette 'arancioni' e la voglia di salutarle, anche se non le conoscevo.
    Sorridere a sconosciuti, manco fossimo stati esponenti di una setta clandestina che finalmente poteva uscire allo scoperto.

    QUESTA dovrebbe essere Milano

    tenebrae

    RispondiElimina
  2. http://laprovadellesistenzadiquesto.blogspot.com/2011/06/sentirsi-vivi-in-citta.html

    RispondiElimina
  3. Adagiata nella bassa, Milano si sveglia. Si leva nel vento che soffia. Eolo non c’entra. Non è Scirocco, né Maestrale, tanto meno Grecale. Quelli che puntano l’est credendo sia Levante si sbagliano come d’altronde quelli alle loro schiene che invocano Ponente. Scirocco, Mezzogiorno, Tramontana sono da escludere. All’inizio era un alito discreto, una brezza nata forse in un naviglio sotterato, in un vicolo con il pavé, dietro la porta di un’osteria, in un piatto di risotto, attraverso la corona di stelle della madonnina. Oggi soffia e solleva la città e arriva oltre i confini, mi raggiunge all'estero. Milano, di fretta. Milano, del fashion. Milano, del design. Milano, la borghese. Milano, da bere. Milano, della finanza. Milano, di piombo. Milano. Milano.

    RispondiElimina
  4. Il momento è storico , il cambiamento siamo noi .. insieme possiamo farcela !

    http://www.youtube.com/watch?v=hGgFesVrUdk

    RispondiElimina