giovedì 12 luglio 2012

"Guardala lì...Ipanema"

La prima cosa che mi ha colpito di questo posto è che in macchina vanno tutti come dei pazzi, e come noi si strombazzano con il clacson a vicenda, ma per dire all'altro di passare. Nessuno ha fretta in realtà, nessuno vuole passare prima dell'altro. Tutti si dicono di passare, anzi, a volte se l'altro non passa questo li fa innervosire...è un po' diversa come cosa, no?

Neanche ho fatto in tempo a mettere piede a Sao Paulo che ero già su un aereo per Rio de Janeiro. La caratteristica di qui è che c'è una filosofia "zero sbattimenti" mica da ridere. Ai controlli raggi x dell'aeroporto dove gli aerei decollano ed atterrano ad un passo dai palazzi, c'è un signore anzianotto che ti porge la vaschetta dove metterai il metallo che hai in tasca. Ci sono quattro vaschette in tutto piccole e sporche dove si mettono gli oggetti metallii di più persone. Nessuno ti dice niente. Tutto molto sciallo.

L'atterraggio a Rio (al tramonto) è spettacolare, voli proprio sopra "a laguna" e ti vedi dall'alto "IL" lungomare per eccellenza.


Poi taxi per un'ora e mezza. Traffico traffico, moto che guizzano tra le macchine che neanche i pazzi che fanno canyoning. Alcune moto hanno una specie di antenna affilata attaccato al manubrio. Serve ad evitare "che al motociclista venga tagliata la testa dai fili degli aquiloni che i bambini hanno impeciato con la polvere di vetro per tagliare le corde degli aquiloni avversari: è un problema gravissimo in Brasile". Vorrei poter scrivere qualche commento a riguardo ma non ci riesco...troppo surreale (ma purtroppo verissimo!)

L'emozione più grande sicuramente è vedere per la prima volta una delle favelas dal basso, di notte: sembra un alveare gigante (e favela vuol dire proprio alveare). E' pazzesco pensare come là dentro sia un mondo a parte pieno zeppo di uomini, donne, bambini, con le proprie regole, con le proprie leggi, con i propri capi e con le proprie storie, che è una silenziosa montagna di case accatastate le une sulle altre, pulsante di vita, ma silenziosa ed inquietante.


Alcune favelas, come Vidigal ad esempio, sono state "pacificadas" che vuol dire che la polizia è entrata a forza e hanno installato una centrale esattamente nel mezzo in maniera da poter controllare la situazione e fermare la criminalità. Stanno aprendo anche locali dove la gente possa andare proprio in mezzo alla favela (non turisti). Per arrivare fin lassù ci sono dei tipi in moto che ti portano su per la favela. Li paghi ti metti il casco e vai con loro su questa strada ripidissima. Si sale almeno 400 metri e poi ti lasciano lì nel bel mezzo dell'alveare. Ci sono anche dei pulmini VW anni 60 distrutti pieni zeppi e che "scannano come delle madonne".

Il "locale" era una terrazza bella grossa con musica Dub (o "Dubi" come si dice qui) e Reggae, tanta gente presa bene, un bancone distrutto con un tipo abbastanza grosso che con tutta la calma del mondo faceva cahipirinha per tutti (ci metteva circa 10 minuti a farne una). Da là si vedeva tutta la spiaggia di Ipanema dall'alto. Uno spettacolo...non credevo che già alla prima serata avrei potuto vedere uno spettacolo del genere. Musica fino all'alba. Gente presa bene. Io e il mio gruppetto di amici, ovviamente, presi da dio.


L'alba su Ipanema con sotto la musica è stata ovviamente incredibile. Ci siamo immaginati quanto sarà bello tra qualche anno dirsi "Ti ricordi quella volta...a Ipanema?" in stile Abatantuono. ("Li vedi quei pini?")



ilmolinari




lunedì 9 luglio 2012

Gettin' ready

Dopo 17 ore e mezza di aereo, 8 ore di sonno (totali) e 2 aerei ed un viaggio di un'ora e mezza in taxi, sono finalmente arrivato nel cuore di Sao Paulo. Era da tanto che non prendevo un'aereo transoceanico: l'ultima volta di film ce n'era solo uno, e se non lo volevi vedere erano 'azzi tuoi. Ora c'e' un "aiped" per sedile con milioni e milioni di film. Ho optato per "Quasi Amici" e per "Magnifica Presenza" (bella Elio)
A Sao Paulo fa straordinariamente caldo: 25 gradi e clima primaverile perfetto, ma tanto nel giro di poche ore saro' gia' a Rio de Janeiro. FICA TRANQUILO!


ilmolinari

SULLA BARCA CHE NON SI FERMA MAI


Questo blog esiste perche' volevo cercare di condividere, per quanto potessi, i momenti piu' belli e significativi della mia vita. In questi mesi non ho sentito cosi' forte l'esigenza di condividere quello che mi capitava: sia perche' ho capito che se ne puo' fare anche a meno, sia perche' ci sono momenti che sono belli perche' condivisi con le persone giuste e basta. Da gennaio, dalla festa di Radio Deejay, dal mio trasferimento in un'altra casa e dall'inizio del lavoro a Ostello Bello, e' iniziato il mio nuovo viaggio di transizione. Le cose sono cambiate, io sono cambiato: non che mi senta particolarmente diverso, ma e' come se d'un tratto qualcosa mi abbia suggerito di incominciare a capire quali siano le poche cose per cui valga la pena vivere.



Mi piace pensare che noi in questa vita siamo come un uomo su una barca nell'oceano. La barca va da sola, non si ferma mai, e l'uomo sulla barca puo' guardarsi intorno per vedere com'e' il mare, per vedere gli altri sulle altre barche, per scrutare l'orizzonte o per vedere che scia faccia la sua barca. Ma se a quell'uomo importa qualcosa di dove quella barca stia andando, deve fermarsi ed osservarsi. Solo cosi' puo' accorgersi che in realta' e' lui che ha il timone in mano, e che quella barca, che non si ferma mai, e che e' l'unica che c'e' per lui, deve imparare a condurla, in qualche modo.

Dopo che la mia barca ha mollato gli ormeggi, e dopo qualche tempo in cui mi sono destreggiato al timone ho passato un po' dei miei giorni a lasciare che mi portasse dove voleva portarmi, mentre io facevo le scorte, scrutavo le mappe, valutavo in quali acque navigare. Ora e' arrivato il momento di riprendere in mano il timone. Non credo di aver piu' tempo per "gigioneggiare" in giro per il ponte.




Piano piano ho capito che tutto quello che ho fatto, tutto quello che mi e' capitato fino ad adesso, c'entra con la rotta della mia barca: fa tutto parte di un grande progetto, di un percorso che va in una direzione ben precisa. Tutto sta nel capire come fare a mantenere saldo il comando quando il mare si fara' piu' agitato. 

Mi sono detto che per riprendere in mano il timone dovevo partire, e quindi sono partito davvero. Staro' via un po' di tempo: non troppo, ne' troppo poco. Se avrete voglia di capire dove mi trovi in questo momento continuate a seguire questo blog. Avro' bisogno anche di voi. Andro' in cerca di uomini straordinari e cerchero' di prendere da questo viaggio tutto quello che potro' prendere.

Sara' un lungo viaggio, ed e' appena cominciato.



ilmolinari