giovedì 2 maggio 2013

IL SOGNO DELLA VITA

Stanotte ho fatto un sogno che vale la pena condividere. Cercherò di descriverlo nella maniera migliore. 
In questo sogno vivevo attraverso centinaia di vite, e mi ricordavo tutto, di vita in vita. 
All'inizio continuavo a buttare via la mia vita: avevo fretta, tanta fretta. Volevo nel modo più veloce possibile diventare bravo in qualcosa, qualcosa che però non aveva un senso, per poi morire in maniere altrettanto stupide, così che tutto quello che avevo imparato non era servito a niente. Tutto finiva nel nulla e io ricominciavo da capo. In una vita imparavo anche a volare. Così, volando, potevo menarmela e fare delle cose incredibili, come scappare dai nemici, poi però a volte mi schiantavo e morivo. Nelle vite successive mantenevo sempre questa cosa del volare, ma, in un modo o nell'altro poi continuavo a morire e rinascere, un po' come nel film "Ricomincio da capo" con Bill Murray (quello del giorno della marmotta) o "E' già ieri" con Albanese, che poi è il remake del primo.

Insomma si ricominciava di nuovo: la stessa vita nello stesso posto, a fare cose senza un senso, senza uno scopo. Arrivavo ad un punto che, non trovando un senso, mi suicidavo, nell'idea che poi, tanto, sarei rinato. 
Solo che, una volta fatto, cioè una volta suicida, poi non rinascevo più. Cioè continuavo ad essere cosciente, nell'aldilà, ma vedevo che il mio corpo non era stato più trovato "nell'aldiqua", e quindi rimaneva coperto, non visto, e io non rinascevo più. E così, nell'arco di un minuto passavano centinaia di anni senza che potessi rinascere, e io non potevo fare niente, e avevo paura che quel momento sarebbe durato per sempre. Un gran brutto presentimento, potete immaginare. Finchè, ad un certo punto, rinascevo di nuovo, in un nuovo mondo, tutto molto moderno e fantascientifico, fatto di edifici giganti tutti bianchi con i vetri neri e macchine volanti. Era tutto diverso, e lo ero anch'io. Soprattutto non ero più così arrogante da pensare di buttare via la mia vita...evidentemente i secoli passati nel limbo si facevano sentire. 


Così andavo a vedere dov'era seppellito il mio vecchio corpo. Ora lì c'era un grattacielo, e c'era anche una targa in memoria di uno psicologo che aveva il nome simile al mio, ma non ero io. Provavo anche un po' di invidia per lui, almeno lui era stato ricordato per qualcosa! Non riuscivo a comprendere che forse potevo essere io. Ovviamente mi sentivo un po' stranito, ma nonostante questo ricominciavo a volare e a fare altre cose. Questa vita, però, era diversa dalle altre che avevo già vissuto secoli prima, perché  non rinascendo per secoli, avevo capito che la vita era un regalo che mi era stato dato, tolto, e poi ridato, e che quindi l'essere vivi non era più una cosa scontata.  Prima pensavo di poter controllare il morire e il rinascere, e che tutto questo ciclo fosse una cosa data, scontata appunto. Poi però, dopo aver cazzeggiato per secoli, questo ciclo si era interrotto, e io non potevo più vivere. Fortunatamente, non si sa bene come o perché  mi era stata data una nuova possibilità, ed ero di nuovo vivo, e quindi libero! La prima cosa che mi veniva da pensare in questa nuova vita, dopo tutto quello che era successo era ovviamente: "Già che ci sei goditela. GODITELA cazzo! Non avere fretta."


E così mi succedevano tante cose nuove. Capivo che il tempo in realtà non esisteva e che essere impazienti o preoccupati per il futuro non aveva senso, perché ogni cosa aveva il suo tempo. Tra le altre cose capivo anche che c'erano delle tracce, delle ferite a volte, che rimanevano dalle vite precedenti. Per esempio se nella vita precedente avevi ammazzato qualcuno, la questione rimaneva aperta nelle vite future. Se poi quel qualcuno era un innocente, come un bambino o addirittura un figlio, questa sarebbe stata una forte traccia per le vite successive: una colpa difficile (ma possibile) da espiare. Capivo anche che le persone che crescevano, maturavano ed invecchiavano di fianco a me, erano persone da amare e da sostenere, finchè vivi, e che quando se ne andavano ripartivano anche loro per i loro viaggi e chissà se, come e dove rinascevano, per cui era difficile che due persone fossero legate per l'eternità. Poi c'erano i nemici, in particolare uno che aveva l'aspetto di Corrado Guzzanti quando fa Mariano Giusti in Boris, che era una persona a cui ero legato perchè in altre vite ci eravamo vicendevolmente ammazzati. Mariano in alcune vite rispuntava, e con il tempo avevamo anche stabilito un legame tipo Lupin e Zenigata, per cui non c'èra l'uno senza l'altro e nell'inseguirci ed ammazzarci alla fine ci volevamo anche bene.


E insomma in tutte queste vite andavo avanti in maniera un po' più consapevole, un po' meno sicuro di quello che mi poteva succedere, ma cercando di godere della vita al meglio. Finché, ad un certo punto, mi trovavo a dover morire in questo posto fatto di tronchi di albero, una specie di capannone gigante in cui i tronchi erano intrecciati orizzontalmente in maniera spiraliforme, senza pavimento e senza soffitto, ma con delle pareti. In questo posto bevevo un caffè rovente e stavo male, e mi sentivo morire, e volevo morire, ma non ci riuscivo. Allora lì, in punto di morte, capivo che non dovevo più dimostrare di saper volare, o di fare chissà che cosa in particolare, non era più necessario. Se volevo andare da qualche parte in quella realtà non dovevo fare altro che sentirmi quella realtà, sentire che Io ero quella realtà stessa che percepivo intorno a me. Mi sentivo come se fossi in ogni cellula di quello spazio ed ero solo e puro Sentire.



E allora capivo. Capivo che davvero in tutti questi cicli non c'è tempo, e che noi spesso ci sforziamo tanto per essere i più bravi, i migliori! Impariamo addirittura a volare, e poi non ci serve a niente, perchè quando si muore si ricomincia tutto da capo. E tutto questo Io l'ho visto, e l'ho fatto per migliaia di vite nei secoli dei secoli. E sono anche riapparso nel futuro e volevo ancora dimostrare di saper volare, ma finchè io non mi sono sentito in ogni cellula del mondo io non capivo la mia funzione qui. La mia Funzione. E alla fine del sogno lo capivo. Capivo che la mia Funzione è quella di ESSERE il Mondo, a partire dalla casa che mi circonda. 

Un solo sentire, basta un attimo per capirlo e in quell'attimo c'è dentro tutto: tutte le vite di tutti, tutto il tempo e tutto il Mondo .

Questa è la nostra funzione qui. Quando ci "sentiremo tutto", anche per un solo istante, smetteremo di ripetere sempre le stesse vie e le stesse vite. Smetteremo di voler volare senza scopo. Smetteremo di preoccuparci per il tempo che passa, o di avere paura di morire. Perchè il tempo non esiste, e perchè la vita è un dono che ci è stato dato per farci trovare uno scopo. E finchè ce l'abbiamo dobbiamo GODERCELA, perchè non sappiamo quando finirà.

Finchè non saremo Tutto.


Inutile dire che mi sono svegliato di buonumore stamattina...in questa vita. 




3 commenti:

  1. Wow!
    I tuoi viaggi onirici sono davvero saggi... Proprio come lo stesso sognatore.
    ;-)

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  2. Grazie Andrea, dal mio Cuore!

    In questo tempo dell'oggi il tuo sogno è un Dono...per me..per noi.

    Un caro saluto
    Barbara

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